Bio






MY FOOLISH HEART è il titolo di una canzone degli anni '40, diventata negli anni un apprezzato standard jazz. Ed è proprio da lì che partono i nostri nel 2007: standard jazz riproposti in veste più che minimale, voce e chitarra acustica. Ben presto però gli standard lasceranno il posto a brani di qualsiasi provenienza: una relazione schizofrenica nella scelta dei pezzi che porterà a nobilitare perfino “Toxic” di Britney Spears accanto alle più qualificate “Well... all right” di Buddy Holly, “Home and dry” dei Pet Shop Boys e “Pearly Gates” dei Prefab Sprout, uno dei riferimenti costanti per Stefano e Caterina .
Nella mancata omogeneità, quei brani raccolti in EP ("Home and Dry" - 2007) rivelano tuttavia una sensibilità comune che conferisce loro una resa del tutto personale.
La primavera del 2008 porta ad una svolta nella carriera artistica del duo: Caterina e Stefano, già autori in altri progetti musicali, iniziano a scrivere materiale originale in duo. Questo porterà al loro primo singolo ("Ancient ears" - 2008), scritto, arrangiato e registrato in pochi giorni e completato da una b-side, un remix e un secondo inedito strumentale che risentono degli ascolti Motown.
L'opera riscuote consensi oltre le aspettative artistiche degli autori, al punto che Gary Clark, produttore statunitense tra i preferiti in casa My Foolish Heart, esprime un parere entusiastico sul singolo apripista spronandoli a procedere oltre nella strada della scrittura musicale in proprio.
I pezzi cominciano a svilupparsi velocemente, la loro strutturazione diventa preminente rispetto alla ricerca di occasioni in concerto: “Vogliamo limitare al minimo l'uso della tecnologia”, dicono. “Vorremmo che i nostri brani suonassero come quelli di 'Revolver' o di 'Forever changes', cerchiamo di utilizzare le voci come un'orchestra, la chitarra come uno strumento percussivo e l'armonica di Dave Moretti come una sezione di fiati”.
Con Stefano, Caterina e Davide collaborano Marcellino, fonico ed esegeta del pop, e il pianista Paolo Maggiora, che cura anche fin qui il mastering dei dischi. Figure fondamentali nell'equilibrio “isolazionista”, sul quale aleggia un radicale spirito jazz che proviene da notevoli applicazioni nelle avanguardie e non è simulacro: la scheletrica destrutturazione degli standard avrà modo di diventare un nuovo standard?
Il 28 novembre 2009 è la data di release dell'EP omonimo ("My Foolish Heart" - 2009), stampato in 500 copie. Cinque canzoni né facili né allegre, sempre in inglese -anche se sono in corso esperimenti sull' italiano- e virate comunque verso il pop, con la tendenza in espansione a tonalità più colorate ed estroverse. Il lavoro viene accolto positivamente dalla critica specializzata, che non lesina parole e pagine nelle principali riviste e webzine.
Iniziano intanto a selezionare i brani per il loro primo album vero e proprio. I progetti si fanno più ambiziosi: aggiungere nuovi strumenti al materiale di nuova elaborazione, scrollandosi definitivamente di dosso gli arrangiamenti scarni che nella prima parte della loro carriera sono stati più una scelta forzata che una reale volontà artistica.
E' la volta pertanto di un nuovo ep ("Sootiness, sonsy girl" - 2010) in cui, oltre alla title track, trovano posto un brano originale e due cover d'autore: "Let me down easy" del duo Mc Guinn /Hilmann e "You doo right", classico dei CAN e del Krautrock tutto. Ed è qui che fanno la loro comparsa suoni e rumori nuovi per i nostri: flauti, percussioni, slide, chitarre distorte, uccellini e lupi minacciosi: è il passo definitivo verso il nuovo corso.
"Sootiness, sonsy girl" piace e ottiene entusiastiche recensioni e numerosi passaggi in radio, non solo entro gli italici confini.
Ritornati ad essere un duo, Caterina e Stefano decidono di concentrarsi esclusivamente sulla realizzazione della loro prima opera sulla lunga distanza, lasciando da parte momentaneamente le esibizioni live.
E se è vero che l'appetito vien mangiando, l'album che ne viene fuori è quanto più lontano dal minimalismo degli esordi.
Stefano trova il modo di suonare qualsiasi strumento gli capiti a tiro (bouzouki, mellotron, organo, percussioni varie, basso elettrico...) e Caterina esplora arrangiamenti vocali che definire azzardati sarebbe riduttivo.
E dove le proprie forze e il proprio bagaglio tecnico strumentale non bastano vengono in aiuto gli amici.
Si aggiungono pertanto nuovi strumenti che modificano in modo determinante il sound del gruppo: pianoforte, flauto, kalimba, sax baritono, violino, batteria e darbuka.
Ne esce un'opera per certi versi monumentale dove trovano posto tutte le diverse anime dei nostri. Accanto alle ballate tipiche del loro stile, ma con il suono del nuovo corso ("A lawn Sprinkler" e "The Sad one"), troviamo echi del Brasile più tropicalista ("Let's Jam the brakes") e del rock sinfonico dei Moody Blues ("Dreamy Head") e tanto, tantissimo prog inglese dei primi '70 (lo strumentale "Nothingness" e soprattutto la lunga suite "Ocean Ocean" che dà anche il titolo all'intero progetto).
Ma non solo: c'è anche un brano molto folk e molto eighties ("Opposite is true") e una nuova e potente versione di Sootiness, sonsy girl. E ascoltando bene potrete trovare echi di tutto ciò che i nostri hanno amato e amano: il pop più commerciale (e intelligente) degli anni '80 di A-ha, Culture Club e Communards e tutto ciò che può essere definito, anche in senso lato, psichedelia: 13th Floor Elevators, i primissimi Pink Floyd, Jefferson Airplane, Love, Soft Machine.
Ocean Ocean è, negli intenti di Caterina e Stefano, opera fuori dal tempo, dove si possono trovare, filtrati e stravolti, tutti i loro amori musicali: dal succitato prog dei '70, al pop chitarristico di Smiths e REM, al sinfonismo rock dei Beach Boys, fino al loro primo grande amore, i Talk Talk di Mark Hollis.
E molto altro ancora. Il tutto come nel migliore dei lost classics (Judee Sill, per esempio...) tanto cari ai nostri, nella speranza però che questo disco possa invece incontrare miglior fortuna, in un panorama musicale attuale poco ricettivo ma anche disperatamente bisognoso di nuova linfa vitale e di idee fresche come quelle contenute in questo disco.
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